Alla fine di tutto, che Vinitaly 2025 è stato? Abbiamo chiesto un parere “dall’interno” ad alcuni dei
protagonisti, istituzionali e no, della 57esima edizione della Fiera che si è svolta dal 6 al 9 aprile
scorso.

Non un vero bilancio, ma piuttosto qualche feedback raccolto nelle “quattro giornate veronesi” da chi ha vissuto l’evento in prima persona. Produttori, certo, ma anche un commento finale
dell’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner.
“Mi sembra che sia un Vinitaly come sempre molto frequentato, c’è tanta gente e abbiamo tanti
appuntamenti – il parere di Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi – Sicuramente in un momento non facile, ma superabile”.
“Devo dire che questo è un Vinitaly molto importante perché l’affluenza è tanta, soprattutto dei
buyers, quindi degli operatori, dei compratori, che arrivano da 140 Paesi diversi e molti di loro
arrivano anche dall’America, nonostante si faccia un gran parlare della tematica dei dazi, che però
non sta preoccupando più di tanto – il commento dell’assessore Caner ‐. O meglio, un po’ di
preoccupazione c’è…però ho già sentito che gran parte degli operatori stanno smezzando questo
aumento dei costi tra 10% l’esportatore, 10% l’importatore e quindi questo 20% di dazi che è
stato messo ﴾e successivamente ‘congelato’, ndr.﴿ al momento viene assorbito. Ovvio che se questa
situazione permane ci mette un po’ in difficoltà, ma siamo fiduciosi sul fatto che, grazie a
collaborazioni continue e a dialogo, si possa risolvere in futuro”.

“Io credo inoltre che la novità stia nel fatto non solo di consolidare i mercati esistenti, tramite le
collaborazioni e i rapporti che devono continuare, ma soprattutto nel ricercare nuovi mercati –
ha proseguito l’assessore regionale ‐. E gli operatori si stanno già indirizzando su questo. Non è un
caso che ne abbiamo arrivati dall’India, dal Far East, quindi insomma nuovi mercati anche legati al
tema di nuovi prodotti, come il vino dealcolato ﴾o meglio parzialmente dealcolato﴿ che può aprire
a mercati nuovi, dove ci sono giovani che magari vogliono dei vini con un tasso alcolico più basso
e quindi anche questa può essere un’opportunità. Quando si è in un momento di crisi, ciò significa
anche cambiamento e quindi possibilità anche di inventarsi e ricercare qualcosa di nuovo”.
“Sembra un Vinitaly abbastanza dinamico, non è forse il più dinamico, ma sicuramente è un
momento nel quale c’è molto interesse, ma anche molta confusione – ha sottolineato Sandro
Bottega, di Bottega Spa ‐. C’è interesse per i prodotti low alcol, no alcol, ma anche per avere
un confronto con tutti gli operatori del mondo, in particolare quelli americani, su ciò che succederà
nei prossimi mesi”.